Ready Player One

Anno: 2018
Genere: Azione, Avventura, Fantascienza
Regia: Steven Spielberg
Tratto da: Ready Player One di Ernest Cline
Attori principali: Tye SheridanOlivia CookeBen MendelsohnSimon PeggMark Rylance

Prendendo a prestito una citazione di Morettiana memoria, potremmo dire che Spielberg è uno splendido settantenne (e vale anche per i suoi film)

Spielberg è forse l'ultimo regista di Cinema con la "c" maiuscola, insieme a pochi altri. Si sposta agilmente e con classe tra generi che rendono grande il cinema e soprattutto non disdegna di avventurarsi nella natura più sincera e originale di questa forma d'arte: la fantasia e la rappresentazione di una realtà alternativa.
E' lo stesso regista di film fortemente ancorati alla realtà e alla denuncia (Schindler's ListIl Colore Viola), di commedie brillanti (Prova a prendermi, 1941 - Allarme a Hollywood) ma è soprattutto l'autore di pietre miliari che hanno segnato la storia del cinema e sono entrate a forza nell'immaginario di tutti, proprio grazie all'esplorazione di una meta-realtà, coadiuvata spesso dalla presenza, guarda caso, di bambini (E.T, Incontri Ravvicinati del terzo tipo, Hook, A.I - Intelligenza Artificiale) o grazie alla creazione di nuovi archetipi o icone (Lo Squalo, Indiana Jones, Jurassic Park).

Ed è per questo che Spielberg è in grado di saltarsene fuori con un film come Ready Player One, pur avendo superato la settantina. Quest'opera è un crogiuolo prodigioso di cultura anni 80-90, videogiochi, fumetti, anime giapponesi, film, il tutto infarcito con il linguaggio moderno dei giovani, che maneggiano solo smartphone e che masticano multiplayer come il pane quotidiano.
La stessa locandina è un collage di film che hanno segnato la storia del cinema, da Star Wars a Ritorno al Futuro.

Eppure il film non cede minimamente alle numerose trappole disseminate su un cammino così ardito: c'era il rischio di cadere in un esercizio sterile di autocompiacimento e nel citazionismo selvaggio e stucchevole,  al contrario la pellicola si regge su una trama semplice ma solida, le scene di azione sono mirabolanti e frenetiche, Spielberg sa decisamente fare il suo mestiere e rende il film godibile per tutto il pubblico, adulto o giovane che sia.

L'impronta del regista è chiaramente visibile anche grazie alle tematiche che da sempre ci ha abituato a trovare nelle sue opere e che spesso lo hanno reso bersaglio di critiche, etichettandolo come "buonista" (happy end irrinunciabili, buoni sentimenti, ma guardatevi per curiosità i suoi film giovanili: Duel, Qualcosa di diabolico, Sugarland Express). In questa ultima pellicola ci sono almeno due tematiche serie che si intrecciano con i fuochi d'artificio digitali: le nostre identità virtuali, benché affascinanti, sono sempre secondarie rispetto a quelle reali, che spesso sono rese altresì interessanti e uniche dalle imperfezioni. Non a caso la giovane a capo della ribellione (vi suona un campanello?), di cui si innamora il protagonista, ha una voglia rossa che le segna marcatamente il viso; si poteva osare di più, ma già questo è un segnale evidente.
Un altro messaggio chiaro e condivisibile che il film lancia proprio verso la fine è la necessità di controllare e limitare l'accesso alla realtà digitale, virtuale o meno che sia, perché la vita vera è altrove e va vissuta pienamente, mantenendo un sano equilibrio.

"Chi ha trascorso la sua adolescenza tra gli anni 80 e 90 rimarrà abbagliato dalla quantità di stimoli e ricordi a cui verrà sottoposto. Le citazioni sono innumerevoli, da Gundam alla Bat-mobile della vecchia serie TV, ma quella che ho preferito è il pollice in alto del Gigante di Ferro che affonda nella lava. Avete capito di che film si tratta?"

In Ready Player One viene descritto un futuro possibile, in cui la popolazione impoverita accede alla realtà virtuale, come unica via di fuga e distrazione dalle difficoltà. Il mondo virtuale è rappresentato da Oasis, un luogo in cui si può essere chiunque, cambiare sesso, giocare, fare amicizia, combattere, guadagnare; vivere insomma una vita parallela digitale. Il creatore di questo mondo, alla sua morte, lancia una sfida che consiste nella ricerca di tre chiavi, per la conquista di Oasis stessa. Il vincitore ne diventerà il legittimo proprietario.
Da qui la lotta di un ragazzo qualsiasi e dei suoi amici contro una multinazionale senza scrupoli che si vuole aggiudicare il premio finale.

Insieme a tutte le citazioni sulla cultura videoludica, il film ne contiene moltissime appartenenti a quella cinematografica: il protagonista utilizza la DeLorean di Ritorno al Futuro per partecipare a una corsa, King Kong ostacola i piloti sul tracciato e via dicendo, ma una delle prove che i protagonisti devono affrontare si tuffa direttamente dentro il set di Shining, il capolavoro di Kubrick, rendendo evidente l'amore per il "Cinema" di Spielberg, di cui è costellata la sua carriera. E' una specie di déjà vu emozionante e irripetibile, un film nel film che è anche omaggio al grande cineasta, con cui Spielberg condivideva amicizia e passione. 

Ready Player One è un film da vedere e soprattutto da rivedere. Come un videogioco da rigiocare, per scoprirne tutti i segreti e soprattutto per scovare gli easter egg nascosti. I programmatori di videogiochi sono soliti nascondere all'interno dei loro giochi alcuni tesori, detti appunto easter egg, spesso molto difficili da scovare, ma anche i registi non sono immuni da questa tentazione. Spielberg stesso, per esempio, nei Predatori dell'arca perduta ha nascosto citazioni di film di suoi amici registi molto noti.
Riconoscete i personaggi indicati nella foto qui sotto? Sono due droidi che hanno fatto compagnia a molte generazioni di spettatori.


Curiosità

Nel libro di Ernest Cline ci sono elementi e citazioni dai film di Spielberg stesso, che il regista ha deciso di eliminare, per evitare facili autocelebrazioni, ma qualcosa è rimasto, per esempio il T-Rex di Jurassic Park, voi riuscite a trovarne altri? Nel film ad un certo punto viene lanciato un incantesimo per attivare un globo magico, che originariamente era stato pronunciato nel film Excalibur, di John Boorman, del 1981.

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